La corte Costituzionale si è espressa e ha deciso di rinviare al mittente i ricorsi mossi dai giudici tarantini nei confronti della legge “Salva Ilva”, legge voluta fortemente dal governo Monti in generale e dal ministro Clini in particolare. Nonostante il sequestro della magistratura quindi lo stabilimento dei Riva potrà adesso continuare a produrre acciaio osservando le prescrizioni fissate dall’Aja e racchiuse nel testo del 24 dicembre del 2012. Secondo la Suprema Corte, il decreto legge “Salva Ilva” non contiene un conflitto tra il potere giurisdizionale e quello legislativo.
Non sono serviti a nulla i cori e le urla dei tarantini che ierimattina, a Montecitorio, hanno reclamato di revocare il decreto. Hanno gridato le loro ragioni alla politica, dal palazzo, hanno chiesto una posizione chiara da parte dei nuovi politici insediatesi in parlamento. Dopo circa tre ore passate a scandire cori, a brandire articoli della Costituzione e ad esporre ai giornalisti le proprie ragioni da Montecitorio sono scesi dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle. Dialogo, spiegazioni, ma la risposta era sempre «Cercheremo di trattare l’argomento nelle commissioni parlamentari».
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Sette lunghi giorni di vicende Ilva | Il Corriere delle Puglie – NEWS says:
mag 27, 2013
[...] di Teresa Manuzzi Pochi giorni fa ecco la notizia: nel registro degli indagati dei pm di Milano sono stati iscritti Emilio Riva e Adriano Riva. I due fratelli sarebbero accusati di truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni. L’inchiesta ha portato al sequestro di un miliardo e 200 milioni dei Riva bloccati nel paradiso fiscale di Jersey. Questo è solo l’ultimo colpo di scena di una settimana ricca di avvenimenti per l‘Ilva di Taranto. [...]